43° Corso A.U.C.

Bracciano

(Roma)

 

RADUNO del 19 Settembre 2004
Bracciano (Roma)

Il pensiero di Franco Prisco

 
 


Tra gli innumerevoli meriti di Massimo (….sì,proprio lui: il nostro caro Massimo Setta), bisogna annoverare anche quello di avermi ”costretto”, nonostante la mia ritrosia a scrivere un pensiero sull’incontro di Bracciano (come bene lo ha definito il buon Alberto Pirodda). Sono stato "costretto” perché ho sempre ritenuto che la gioia, quella vera, sia un sentimento difficilmente rappresentabile con uno scritto e che solo la penna di un poeta, ritengo, possa descriverla.

E questa gioia, vera gioia, è senz’altro quella che noi tutti abbiamo provato rivedendoci a Bracciano.

Ma a Massimo non potevo dire di no e questo per l’amicizia che ci lega, per la stima e l’affetto che nutro per lui, per l’enorme lavoro organizzativo, senza voler per questo dimenticarmi gli altri, che ci ha permesso di riunirci e riabbracciarci.

Cosa potrò mai dirvi ? Non sono un poeta e penso di essere il meno legittimato a dire cose profonde e belle. Comunque tenterò, cercando di non tediarvi, di scrivere poche righe.

“C’era una volta ……"

Tutte le favole cominciano pressappoco così. E’ un modo per entrare, lessicalmente, nell’incanto di una avventura.

E la nostra, quella del 43° Corso A.U.C., formato da 129 ragazzi, così diversi tra di loro, per indole, carattere, ceto sociale, ideali, cultura, che nel lontano 1966 si trovarono a Bracciano per iniziare il corso è stato senz’altro una bella, meravigliosa, irripetibile avventura.

Abbiamo trascorso cinque mesi stupendi, sotto ogni punto di vista. Nacquero amicizie, che poi si sarebbero rivelate indissolubili col tempo, speranze, illusioni, scherzi e qualche inevitabile dissidio.

Terminò il corso, ma non l’avventura, ed ognuno di noi partì per la destinazione assegnata e………..chi l’avrebbe mai detto che ci saremmo rivisti dopo trentotto anni.

Ci allontanammo da Bracciano con tanta malinconia e con cento, mille fotografie che permettevano ad ognuno di noi di fermare il tempo e che ti vogliono convincere che tutto è come prima. Ma nelle fotografie tutto è fisso, immobile, cristallino, mentre la memoria ricostruisce, attutisce, seleziona e oscura e quei quadratini di carta lucida sarebbero rimasti inutili oggetti nelle nostre mani, se non ci fosse stata la memoria, il ricordo che ci ha sempre accompagnati.

In questi anni sono successe tante cose, dolci ed amare, ma quanti di noi, guardando, forse per caso, quei quadratini lucidi, non è tornato con il ricordo a quei tempi.

C’è un quadro, nel Museo del Prado, che si intitola (Mario Favilla, se sbaglio, correggimi) “La fontana dell’eterna giovinezza”. Un quadro ampio, dai colori liquidi, in cui tanti corpi si immergono dentro le acque di una fontana miracolosa e ne escono ringiovaniti. La memoria ha la virtù di quella fontana. Chi si immerge ne esce rivitalizzato. E certamente la nostra storia, è fatta di quell’ acqua miracolosa che ci permette di ringiovanire.

Dopo trentotto anni ci siamo rivisti a Bracciano e sembrava che il tempo, questo lungo tempo tiranno, non fosse mai trascorso. Certo in molti di noi, nel riabbracciarci, una lacrima ha rigato il viso, ma quella lacrima non deve essere intesa come sinonimo di debolezza, ma come sintesi di gioia e commozione.

Si dice che a Bracciano fossimo presenti in quaranta. Niente di più errato! C’erano, idealmente, tutti i nostri commilitoni, che per ragioni varie non sono potuti venire, ma soprattutto erano presenti quei quindici amici che ci hanno lasciato (un caro ricordo, permettetemi, a Franco Galassi, cui ero particolarmente legato e che era amicissimo anche di Alberto Pirodda). Erano presenti quando abbiamo intonato nella “nostra” caserma “lampadine colorate….”, erano presenti quando il nostro caro Presidente ha letto il suo discorso. Anche loro hanno applaudito e prima di svanire nel nulla, così come erano comparsi, ci hanno dato appuntamento al nostro prossimo raduno, quello del Quarantennale nel 2006.

Mi accorgo di essermi dilungato, e questo nonostante la mia promessa iniziale. Lasciatemi però ancora poche righe per ringraziare pubblicamente Andrea Lauricella, Massimo Setta, Angelo Sinisi, Alberto Pirodda, Mario Favilla, Orazio Russo e soprattutto tutti gli amici che sono venuti a Bracciano e che hanno permesso di poter scrivere e raccontare questa avventura, che non ha e non potrà avere fine :

“ Non esiste né il presente, né il futuro,
esiste soltanto il passato che continua a ripetersi …
anche in questo momento”


                      (A Moon for the Misbegotten di Eugene O’Neill)

Vi abbraccio tutti

Franco Prisco