Tra gli innumerevoli
meriti di Massimo (….sì,proprio lui: il nostro caro
Massimo Setta), bisogna annoverare anche quello di avermi ”costretto”,
nonostante la mia ritrosia a scrivere un pensiero sull’incontro
di Bracciano (come bene lo ha definito il buon Alberto Pirodda).
Sono stato "costretto” perché ho sempre ritenuto
che la gioia, quella vera, sia un sentimento difficilmente rappresentabile
con uno scritto e che solo la penna di un poeta, ritengo, possa
descriverla.
E questa
gioia, vera gioia, è senz’altro quella che noi tutti
abbiamo provato rivedendoci a Bracciano.
Ma a Massimo
non potevo dire di no e questo per l’amicizia che ci lega,
per la stima e l’affetto che nutro per lui, per l’enorme
lavoro organizzativo, senza voler per questo dimenticarmi gli
altri, che ci ha permesso di riunirci e riabbracciarci.
Cosa potrò
mai dirvi ? Non sono un poeta e penso di essere il meno legittimato
a dire cose profonde e belle. Comunque tenterò, cercando
di non tediarvi, di scrivere poche righe.
“C’era
una volta ……"
Tutte le
favole cominciano pressappoco così. E’ un modo per
entrare, lessicalmente, nell’incanto di una avventura.
E la nostra,
quella del 43° Corso A.U.C., formato da 129 ragazzi, così
diversi tra di loro, per indole, carattere, ceto sociale, ideali,
cultura, che nel lontano 1966 si trovarono a Bracciano per iniziare
il corso è stato senz’altro una bella, meravigliosa,
irripetibile avventura.
Abbiamo trascorso
cinque mesi stupendi, sotto ogni punto di vista. Nacquero amicizie,
che poi si sarebbero rivelate indissolubili col tempo, speranze,
illusioni, scherzi e qualche inevitabile dissidio.
Terminò
il corso, ma non l’avventura, ed ognuno di noi partì
per la destinazione assegnata e………..chi l’avrebbe
mai detto che ci saremmo rivisti dopo trentotto anni.
Ci allontanammo
da Bracciano con tanta malinconia e con cento, mille fotografie
che permettevano ad ognuno di noi di fermare il tempo e che ti
vogliono convincere che tutto è come prima. Ma nelle fotografie
tutto è fisso, immobile, cristallino, mentre la memoria
ricostruisce, attutisce, seleziona e oscura e quei quadratini
di carta lucida sarebbero rimasti inutili oggetti nelle nostre
mani, se non ci fosse stata la memoria, il ricordo che ci ha sempre
accompagnati.
In questi
anni sono successe tante cose, dolci ed amare, ma quanti di noi,
guardando, forse per caso, quei quadratini lucidi, non è
tornato con il ricordo a quei tempi.
C’è
un quadro, nel Museo del Prado, che si intitola (Mario Favilla,
se sbaglio, correggimi) “La fontana dell’eterna giovinezza”.
Un quadro ampio, dai colori liquidi, in cui tanti corpi si immergono
dentro le acque di una fontana miracolosa e ne escono ringiovaniti.
La memoria ha la virtù di quella fontana. Chi si immerge
ne esce rivitalizzato. E certamente la nostra storia, è
fatta di quell’ acqua miracolosa che ci permette di ringiovanire.
Dopo trentotto
anni ci siamo rivisti a Bracciano e sembrava che il tempo, questo
lungo tempo tiranno, non fosse mai trascorso. Certo in molti di
noi, nel riabbracciarci, una lacrima ha rigato il viso, ma quella
lacrima non deve essere intesa come sinonimo di debolezza, ma
come sintesi di gioia e commozione.
Si dice che
a Bracciano fossimo presenti in quaranta. Niente di più
errato! C’erano, idealmente, tutti i nostri commilitoni,
che per ragioni varie non sono potuti venire, ma soprattutto erano
presenti quei quindici amici che ci hanno lasciato (un caro ricordo,
permettetemi, a Franco Galassi, cui ero particolarmente legato
e che era amicissimo anche di Alberto Pirodda). Erano presenti
quando abbiamo intonato nella “nostra” caserma “lampadine
colorate….”, erano presenti quando il nostro caro
Presidente ha letto il suo discorso. Anche loro hanno applaudito
e prima di svanire nel nulla, così come erano comparsi,
ci hanno dato appuntamento al nostro prossimo raduno, quello del
Quarantennale nel 2006.
Mi accorgo
di essermi dilungato, e questo nonostante la mia promessa iniziale.
Lasciatemi però ancora poche righe per ringraziare pubblicamente
Andrea Lauricella, Massimo Setta, Angelo Sinisi, Alberto Pirodda,
Mario Favilla, Orazio Russo e soprattutto tutti gli amici che
sono venuti a Bracciano e che hanno permesso di poter scrivere
e raccontare questa avventura, che non ha e non potrà avere
fine :
“ Non esiste né il presente, né il futuro,
esiste soltanto il passato che continua a ripetersi …
anche in questo momento”
(A
Moon for the Misbegotten di Eugene O’Neill)
Vi abbraccio
tutti
Franco Prisco